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Le leggende di molti Popoli naturali, dai Nativi europei agli aborigeni
australiani, parlano della discesa dal cielo di una conoscenza che
rivoluzionò la storia del pianeta.
La cultura giudaico-cristiana parla della caduta dal cielo di uno
smeraldo che venne trasformato dagli angeli dell'Eden nella coppa del
Graal, affidata ad Adamo ed Eva.
Secondo l'ermetismo alchemico, a seguito della cacciata dall'Eden la
coppa venne ereditata da Osiride e dopo la sua morte, causata da Seth,
la coppa andò perduta. In seguito Artù e i cavalieri della Tavola
rotonda impegnarono tutta la vita alla sua ricerca per portarla a
Camelot allo scopo di rinnovare il perduto Eden.
L'Alchimia interpretò lo smeraldo caduto dal cielo come una fonte di
conoscenza associando la parola Graal all'acronimo: "Gnosis Recepita Ab
Antiqua Luce".
L'Alchimia lo legherà alla simbologia della Tavola di smeraldo di Ermete
Trismegisto e nel concetto di "Lapis exilis", sinonimo della Pieta
filosofale alchemica discesa dalle stelle. |
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Platone riportò
nelle sue opere un mito assimilabile a quello del Graal, il mito greco della caduta di Fetonte, che con il suo
carro celeste precipitò in una zona europea dove si incrociano
due fiumi.
Secondo le tradizioni druidiche della Valle di Susa, in
Piemonte,
Fetonte scese nell'area subalpina. Esse riportano che
sulle pendici del monte sacro "Roc Maol" (il nome celtico del
monte Rocciamelone) esisteva una confraternita che
si riferiva al fuoco come emanazione del sole e fondeva
e lavorava i metalli.
Quando nella valle del Po scese il dio con il suo carro
di metallo dorato nei pressi di un’antica e mitica caverna sacra
e qui accoglieva i membri della consorteria del fuoco per
insegnare loro i segreti del Cielo e della Terra.
Prima di lasciare
gli uomini, Fetonte avrebbe fatto costruire una grande ruota
d’oro, di circa due metri di diametro, forata al centro, in cui
era racchiusa tutta la conoscenza trasmessa agli umani. |
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Da questo memorabile evento ebbe inizio la Scuola iniziatica del
Fuoco che si trasformò in seguito nella Scuola druidica omonima
che operò per migliaia di anni sul continente europeo in
relazione con la civiltà di Ys del bacino del Mar Nero.
Questa Scuola divenne capostipite dell'Arte
druidica e nei millenni successivi questa Arte, trasmessa nel
tempo, divenne l'Arte Regia dell'Alchimia sul continente
europeo. |
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La Scuola, prendendo a riferimento la sua esperienza di pratica
operativa della fusione dei metalli, sviluppò la dottrina
alchemica della trasformazione della materia come atto simbolico
della possibilità di portare l'Iniziato dal visibile alla
qualità invisibile dell'esistenza.
Intorno a questo antico santuario venne quindi edificata la
grande città-fortezza di Rama che si espanse per decine di
chilometri nella valle di Susa in direzione del fiume Po. Una
città megalitica che fu meta degi antichi Pelasgi in cerca di
una nuova terra dopo il diluvio e successivamente, secoli più
tardi, da parte di dignitari dell'antico Egitto.
Dal Libro "Il Mito della Città di Rama"
a cura di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero
Triskel Edizioni, Torino
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All’inizio c’era solo
l’abisso primordiale che precipitava su se stesso, come una cascata
fragorosa di un fiume ribollente e urlante che si rigenerava senza fine
là da dove finiva. Dalle nebbie dell’abisso ribollente nacque la Terra.
Quando la Terra fu completa non era ancora abitata dall’uomo. C’erano le
piante a coprire l’intera Terra come una grande foresta. I progenitori
non erano ancora comparsi. C’erano solo i terribili signori della notte,
invincibili e dominatori di tutto ciò che aveva preso a vivere sulla
Terra.
Fu allora che il Drago primordiale vide le loro iniquità e decise di
cancellare la loro presenza sulla Terra. Gettò al suolo un grande
masso di roccia schiacciandoli e così li cancellò per sempre dalla
memoria. Il suolo tremò e il cielo si oscurò. Quando la quiete ritornò
sulla Terra ammutolita il Drago si mise a creare i progenitori perchè
costoro potessero partecipare alla sua forza e al suo potere. Creò i
progenitori e visse tra di loro ospitandoli nella sua Terra segreta come
figli. Quando costoro furono in grado di camminare li condusse al luogo
dove c’era la grande roccia. Ai piedi della pietra c’era l’albero che
dava vita ai morti e faceva rinascere quelli che già erano nati. La
pietra era immensa e rotonda. Al centro c’era un grande foro, anch’esso
rotondo, che l’attraversava per tutto il suo spessore. Dentro al foro
non c’era nulla. C’era solo il vento che l’attraversava con lo stesso
fragore del fiume ribollente e urlante dell’abisso su cui si trovava
appoggiata la Terra. |
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Il drago si pose al
centro della roccia forata e disse ai progenitori: “Questo vuoto non
è qui per caso. Esso rappresenta il riflesso opposto alla solidità della
pietra che vedete adesso con i vostri occhi di sempre. Ma se saprete
guardare meglio, nel vuoto che è mostrato dalla roccia potrete leggere
il segreto di tutte le cose e da dove viene e dove va il fiume
primordiale su cui si sostiene la Terra. E questo sarà il segno del
potere dei progenitori”. Il Drago aggiunse ancora: “Il mio posto non
è su questa Terra e sto per andare via. Prima però vi faccio dono di
questa pietra che lascio per voi. Se imparerete a leggere la roccia
lungo il suo bordo troverete i suoi ventidue angoli segreti che
riveleranno come guardare questo vuoto e come giungere al centro che gli
dà forma”. I progenitori ascoltarono e capirono che per poter leggere
i segreti angoli della roccia dovevano imparare a tacere e a guardare.
Così, dopo che il Drago li lasciò seguendo il cammino dove porta il
sentiero dell’arcobaleno, andarono a sedersi all’ombra del grande albero
che era nato tra il cielo e la Terra per ottenere il Potere che era
stato loro promesso. Questa è la storia dei nostri progenitori. Questa è
la memoria che conserviamo dei tempi antichi. Questa è l’inizio che fu
dato alle nostre vite e a quelle che seguiranno ancora dopo di noi.
Dal Libro "Miti e
Leggende dello sciamanesimo druidico"
a cura di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero
Triskel Edizioni, Torino |
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