Il
mito di Fetonte sembra non riguardare solamente
l’area del Piemonte ma, secondo quanto riportano
le antiche tradizioni dello sciamanesimo
druidico europeo, estenderebbe la sua influenza
culturale a tutto il continente europeo. Secondo
quanto viene tramandato, il primo stanziamento
delle popolazioni che saranno poi identificate
nella cultura dei Celti era situato nell’area
dove adesso esiste il Mar Nero. Inizialmente
costituita da primi coloni giunti dal cuore
dell'Africa e seguiti poi da una successiva
ondata, che proveniva dalle coste mediterranee
del Nord Africa. Secondo i miti quest’area
rappresentava l’antica culla dell’umanità, la
Terra Imperitura, un focolare arcaico che aveva
visto sorgere lo splendore di una grande
civiltà.
Le
tradizioni riportano che all’epoca dell’inizio
della storia dei Celti, al posto dell’attuale
grande mare esisteva un grande lago di acqua
dolce interamente circondato da terreni agricoli
di terra nera incredibilmente fertili. Secondo
questi miti, l’antica civiltà del bacino fertile
del Mar Nero era un vero e proprio eden che
ospitava l’umanità da migliaia di anni.
Un’umanità costituita da diverse etnie che
convivevano pacificamente tra di loro.
Rappresentava l’antica culla dell’umanità, la
Terra Imperitura, un focolare arcaico che aveva
visto sorgere lo splendore di una grande
civiltà. Lo splendore di questa civiltà è
attribuito all'evento del mitico Dio Fetonte che
aveva donato agli uomini la sua sapienza
formando i primi druidi, gli Ardrì, creature
semidivine non ancora definibili come uomini.
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I primi druidi,
gli Ardì, successivamente all'inondazione del
bacino del Mar Nero, avrebbero fondato dapprima la città
ciclopica di Rama sul fianco del Roc Maol (il monte Rocciamelone) e
successivamente avrebbero percorso il
continente europeo, per diffondere la conoscenza giunta dal cielo e
portare la civiltà su quei territori. Questi druidi ebbero un ruolo
determinante nel creare e mantenere l'omogeneità della civiltà dei
megaliti. Il mito è ricordato anche nelle antiche tradizioni dell'estremo Nord
europeo che ripropongono in diverse chiavi la nascita della grande
civiltà del Mar Nero. L'Edda Poetica narra la saga degli Asi, gli dei di
Asgard. Gli Asi, guidati da Odino, dopo aver cancellato dalla terra i giganti
che la popolavano, si misero a organizzare il mondo che avevano
conquistato in modo che potesse ospitare la futura umanità. Secondo il mito dell'Edda, quando gli dei terminarono la loro opera
sul pianeta, edificarono Midgard, la Terra di mezzo, posta in mezzo a un
grande e vasto mare e circondata da una triplice cortina di pietre per
proteggerla dai giganti rimasti. Al centro di essa si trovava l'Albero
della vita, l’Yggdrasil, e da cui si ripartivano quattro fiumi.
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Intorno al 10.000 a.C., dopo che l'ultima glaciazione iniziò a
terminare il suo ciclo di espansione e i ghiacci presero a ritirarsi
progressivamente dalla superficie del pianeta, le terre del Nord Europa
iniziarono a emergere dal gelo e dai ghiacci per ricoprirsi di folta
vegetazione. La Scandinavia risultava ricoperta da foreste di conifere,
querce, tigli e olmi. Già nel Mesolitico europeo, intorno all'8000 a.C., parte delle
popolazioni del bacino fertile del Mar Nero si avventurarono verso le
nuove terre alla ricerca di nuove risorse agricole. Ma fu all'inizio del
Neolitico (circa 6000-5000 a.C.), che iniziò un periodo di attività di
espansione commerciale e esplorativa sul territorio europeo. Lo scioglimento dei ghiacci dell'ultima glaciazione, che aveva
portato alla comparsa delle nuove terre del Nord Europa, causò anche un
inevitabile innalzamento del livello dei mari del pianeta.
Si stima che
intorno al 8000-6000 a.C. il Mar Mediterraneo sia tracimato riversandosi
dallo stretto del Bosforo e irrompendo nella vasta depressione del Mar
Nero. Era accaduto altre volte nella storia millenaria del bacino del Mar
Nero, ma questa volta, sfortunatamente, fu abbattuta la barriera
naturale esistente sul Bosforo e poco alla volta il bacino fertile si colmò dell'acqua del
Mediterraneo trasformandosi nell'attuale Mar Nero. |
Si può immaginare che la tracimazione provocò un vero e proprio
diluvio con una forza altamente distruttiva. Un diluvio che
sommerse ogni cosa e le culture antiche di millenni che vi dimoravano
furono costrette alla fuga per stabilirsi in altri territori
circostanti. L'accaduto sembra riecheggiare nel mito bretone del Regno del Paese
di Ys, scomparso per il crollo di una diga che lasciò irrompere il mare
sommergendo ogni cosa. Una leggenda che le più antiche tradizioni
celtiche indicano come il luogo di origine della cultura e della
spiritualità dei Celti. Secondo questa narrazione, la leggendaria città d'Ys venne fatta
sprofondare nelle acque della costa Bretone, nel nord della Francia, ma
altre leggende locali, così come alcuni miti dei Paesi dell'Est,
collocano questa città leggendaria ai confini del continente europeo;
tutte quante le versioni concordano nel ricordarla come un perduto Eden.
Nella leggenda bretone, il Regno di Ys, governato dal re Gradlon, era
assediato dal mare da millenni, ma era ben protetto dall'impeto delle
onde grazie a un ingegnoso sistema di dighe. Un giorno arrivò a palazzo
un avvenente giovane, sotto le cui sembianze si nascondeva il demonio,
desideroso solo di impossessarsi della città. Per farlo però doveva
prima impossessarsi delle chiavi che aprivano la porta della diga
principale, chiavi che solo il re possedeva. Grazie alle sue subdole e
affascinanti arti di corteggiamento sedusse Dahud, figlia del re, e si
fece consegnare da lei, come pegno d'amore, il prezioso bottino. Avute
le chiavi andò alla porta della grande diga e la aprì. In un attimo le
acque irruppero nella città con gran frastuono e provocando le grida
delle genti che tentarono una fuga disperata. Fu così che, sempre secondo le leggende, il diluvio distrusse il
felice Regno del Paese di Ys cancellando la sua memoria dalla storia.
Solo il re si salvò, in una folle fuga sul suo bianco destriero,
portando con sé anche l'amata figlia. Loro due furono i soli testimoni
della tragedia. |
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Le
numerose leggende raccolte sul territorio europeo consentono di
ricavare un presunto quadro storico dei fatti avvenuti dopo la
catastrofe che avrebbe cancellato la civiltà del bacino fertile del Mar
Nero. A seguito dell'inarrestabile esondazione delle acque del Mar Nero
che sottraeva vasti territori all'agricoltura, costituendo così una
minaccia per la sopravvivenza dei vari gruppi etnici stanziati intorno
al bacino, molte etnie incominciarono a emigrare dall'antica terra per
dare continuità alle loro comunità. Questi gruppi etnici diedero quindi
vita, progressivamente, in Europa, in Asia e nel Medio Oriente a varie
nazioni e città-stato. Le loro radici comuni sono ancora oggi sono
evidenti e uniscono popoli come i Drusi, i Bretoni, gli Indiani, gli
Scandinavi e gli Ucraini.
I gruppi etnici stanziati
a est del Mar Nero si spostarono verso
l'India. Erano gli Ariani, dalla parola sanscrita arya, i devoti. Gli
Ariani si unirono alle popolazioni neolitiche stanziali e si integrarono
per via dell'azione della classe sacerdotale esistente, di natura
druidica. In seguito il patriarcato trasformerà la società indiana in un
sistema religioso-teologico che inserirà la via tradizionale druidica
nel sistema sociale delle caste, dove il passaggio tra le caste sarà
consentito, forzando e strumentalizzando l'insegnamento primigenio,
attraverso la trasmigrazione delle anime dei defunti. |
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I gruppi etnici stanziati
a sud del Mar Nero si spostarono invece
verso il Mediterraneo e avviarono la progressiva edificazione delle
città-stato e le opere megalitiche della penisola italiana e dell'area
mediterranea. Ancora oggi vi sono numerosi e imponenti esempi nell'area
laziale del Circeo (Lazio), in Puglia, in Sicilia e in Sardegna. Questi
ultimi gruppi etnici sono identificabili con i Pelasgi, ovvero, in senso
generico ai Popoli del Mare. I Pelasgi, secondo il mito di Deucalione,
lasciarono le loro terre, distrutte da una catastrofe descritta come un
grande diluvio, e migrarono verso Mediterraneo dove costruirono
città-stato di tipo megalitico. I gruppi etnici stanziati a nord-ovest del bacino fertile del Mar Nero
iniziarono a spostarsi verso il Nord Europa e si aggiunsero ai primi
abitanti, aiutati nell'integrazione dalle stesse radici culturali e
dall'opera unificante del druidismo. Sono gli Asi della mitologia, i
quali prendono nome dagli antichi Dei di Asgard per il loro spirito
guerriero, guidati secondo la tradizione da Asa-Odhin. Secondo la saga norrena
gli Asi si scontrarono con i Vani, i fondatori di Vinheim, un antico
insediamento della civiltà del Mar Nero a nord dell'Europa,
preesistente agli Asi. Successivamente, dopo i conflitti, gli Asi e i
Vani stabilirono una convivenza omogenea aiutati nell'integrazione
ancora una volta dall'opera del druidismo. Questi gruppi etnici
costituiscono le origini mitiche di coloro che iniziarono ad abitare
l'Europa centrale e meridionale in ondate migratorie susseguenti, dando
vita alla civiltà detta «delle urne», per via della loro consuetudine
di bruciare i defunti e di interrare le ceneri in contenitori.
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Le successive vicende storiche, dalle conquiste dell'Impero romano
alla penetrazione del cristianesimo, hanno portato al dissolvimento
della casta sacerdotale del druidismo, che fungeva da elemento
unificante per la cultura celtica continentale europea. Fu così che la
civiltà del bacino fertile del Mar Nero finì per perdere
la sua caratteristica tradizionale unitaria. Ebbero il sopravvento le caratteristiche storiche determinate
dagli insediamenti delle varie etnie e da quelle imposte dalle azioni
militari dell'Impero romano, delineando una geografia costellata da
varie nazioni costantemente in lotta tra di loro e contro lo stesso
Impero romano. Fino ad allora il druidismo era servito da collante per etnie molto
diverse tra di loro che riuscivano a convivere, proprio grazie alla
casta sacerdotale al di sopra delle parti, nonostante le conflittualità
che si verificavano. Ma la sanguinosa pulizia etnica perpetrata
successivamente dai Romani nei confronti di questa élite culturale portò
allo sviluppo di diverse e radicate aree storiche che sono giunte sino
ai giorni nostri. La successiva opera, non meno determinante, del «missionarismo»
cristiano dell'epoca ha cancellato definitivamente l'identità omogenea
dell'antica civiltà del Mar Nero facendola scomparire del tutto dalla
storia europea narrata ufficialmente. |
Oggi l'unità culturale dei Celti, benché sia ancora esistente nella
sostanza impenetrabile dell'insegnamento druidico, è arbitrariamente
suddivisa in tre apparenti aree storiche:
1) la cultura celtica dei Vikinghi dell'Europa del Grande Nord, in cui si delineano le
caratteristiche dell'era postVinheim, costituita da Germani e da
Scandinavi e soprattutto la cultura Vikinga proposta oggi dalla storia;
2) la cultura celtica dell'Europa centro-settentrionale in cui si
delineano le caratteristiche proprie della cultura celtica proposta oggi
dalla storia e che possiamo identificare nei Gallo-Celti, nei
Gallo-Romani, negli Scoti irlandesi e nei Bretoni attuali;
3) la cultura
celtica dell'Europa centro-meridionale, cancellata dagli eventi storici
delle culture successive del Mediterraneo, che sopravvivono senza una
dichiarata identità.
In realtà non è mai esistita una differenza sostanziale tra
Gallo-Celti e Vikinghi. Va ricordato che sia i Greci che i Romani non
furono mai in grado di distinguere, ad esempio, differenze di rilievo
tra Galli e Germani. Lo stesso Cesare ad esempio, nel De Bello Gallico
usava indifferentemente il termine «celti» e «Germani» per indicare le
stesse tribù celtiche.
Parte
dell'articolo è tratto dal libro:
Rama. Antica città celtica: Piemonte megalitico tra storia e leggenda
Di Giancarlo Barbadoro, Rosalba Nattero ed. l'Età dell'Acquario |
In merito
al cataclisma avvenuto nella zona del Mar Nero,
ricordata dalle antiche leggende della tradizione
europea, si può citare il lavoro dei geologi
statunitensi William Ryan e Walter Pitman della Columbia
University, USA. I due ricercatori hanno sviluppato uno studio in merito a questo
evento, nel tentativo di dare una spiegazione alla moltitudine di
leggende esistenti sul pianeta che narrano di un diluvio avvenuto in
epoche primordiali. Secondo le loro ipotesi, al termine del periodo
glaciale, allorché i ghiacciai si sciolsero, un muro d'acqua sarebbe
effettivamente precipitato nel Mar Nero. Da rilievi effettuati da altre équipe di geologi che collaborano alla
ricerca di Ryan e Pitman, è risultato che durante il periodo glaciale il
Mar Nero era un lago d'acqua dolce isolato e circondato da terreni
agricoli. Circa 12.000 anni fa il pianeta ha cominciato a diventare più caldo:
le vaste distese di ghiaccio che si estendevano sull'emisfero del Nord
Europa hanno cominciato a sciogliersi e di conseguenza gli oceani ei
mari sono cresciuti rispetto al loro consueto livello. Secondo le ipotesi di Ryan e di Pitman, all'incirca
7000-6000 anni fa,
l'acqua del mar Mediterraneo, spinta da nord, si sarebbe canalizzata
attraverso lo Stretto del Bosforo e avrebbe colpito il Mar Nero con una
forza pari a 200 volte quella delle Cascate del Niagara. Ogni giorno il Mar Nero sarebbe aumentato di 15 centimetri, e le
fattorie costiere sarebbero state ben presto inondate. Cancellato nella
memoria dei superstiti atterriti, il racconto dell'inondazione è stato
trasmesso alle recenti generazioni attraverso simboli e miti divenendo,
per la nostra cultura, la storia di Noè e del Diluvio.
Da un
intervista a Pitman:
«Innanzitutto abbiamo trovato che la struttura rocciosa
del fondale del Bosforo,
oggi coperta da sedimenti fino a 20 metri sotto il
livello del mare, ha proprio una profondità di circa 100
metri , e risulta tagliata da profonde gole che sembrano
prodotte da un rapido scorrimento d’acqua. [...]
inoltre, abbiamo individuato una superficie alluvionale
a una profondità di circa 150 metri, ne abbiamo raccolto
alcuni campioni sedimentari ed abbiamo potuto dimostrare
che i sedimenti al di sotto della superficie erano
tipicamente d’acqua dolce, e quelli al di sopra erano di
acqua salata. Tutto sembrava portare alla conclusione
che a quell’epoca il Mar
Nero fosse stato inondato dal Mar
Mediterraneo. Abbiamo
analizzato anche conchiglie e fossili per
datare l’inondazione: 5.600 anni prima di Cristo.»
(L'ipotesi rimane tutt'oggi oggetto di dibattito tra gli
archeologi ). |
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