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In Val
di Susa esistono
alcuni resti di una antichissima
città:
la leggendaria città di Rama.
Prove alla mano si ha molto poco della civiltà che probabilmente ha
contribuito alla sua creazione, in quanto ci sono pochissimi reperti
archeologici.
Questo territorio ha visto il passaggio di popolazioni di diverse
origini che hanno lasciato indelebili tracce delle loro tradizioni e
della loro cultura, però l’eco lontano degli splendori e dei giorni
magici di Rama è volato oltre le invalicabili barriere spazio/tempo ed è
giunto a noi. Il mito della città è sopravvissuto ai secoli per via
delle tradizioni orali del druidismo locale e grazie ai ricercatori di
inizio ‘900 che hanno raccolto dati di prima mano e conferme documentate
della sua esistenza.
La storia delle origini della magica città di Rama, dei suoi abitanti,
vivono ancora nel ricordo in quel triangolo tra Bussoleno,
Chianocco e San Giorio,
poco più a nord di un corso d’acqua chiamato il “rivo
di Ramà“.
Una piantina risalente al 1764 colloca lì le: “Rovine di Ramà”.
Il nome Rama ricorre anche nelle denominazioni di varie frazioni della
Val di Susa, come, ad esempio, la Ramats di Chiomonte, e a Caprie esiste
una via denominata “via città di Rama”. |
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Le antiche cronache della Valle di Susa, riportano l'esistenza
di Rama in epoche remote.
La città fu edificata in prima fase nel
10.000-8000 AC
successivamente venne ripresa e ampliata dai Pelasgi nel 4000 AC
con lo stesso stile architettonico delle grandi fortificazioni del
Circeo nel Lazio.
La città megalitica di Rama si ergeva sulle falde della montagna
del Roc Maol, l'antico nome del Rocciamelone, la cui vetta è
stata sede di vari culti antichi tra cui per ultimo il culto di
Giove.
La sua origine, secondo tradizioni druidiche, viene attribuita
al Dio
Fetonte,
che dopo essere sceso dal cielo, forgiò con il metallo del suo
carro celeste una grande ruota forata interamente d'oro in cui
racchiuse tutta la conoscenza dello Shan.
(La ruota forata è un simbolo mistico conosciuto e ancora
presente anche presso molti altri Popoli naturali del pianeta
che hanno conservato le antiche tradizioni). |
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In una variante
del folclore locale,
Fetonte, non era una
persona, bensì un oggetto semi divino e dove cadde si aprì
un’enorme fossa in cui poteva starci un’intera città.
Quel misterioso oggetto fu ritrovato dopo alcuni anni,
perfettamente intatto e si dice che possedesse la non comune
proprietà di evocare gli dei, infatti, così è successo: secondo
la tradizione,da una remota terra oltre l’oceano Atlantico, distrutta da un
tremendo cataclisma, molti superstiti giunsero nella Valle,
quasi guidati da un prodigioso disegno ultraterreno e trovarono
ivi dimora, costruendo una città senza confronti.
Si fermarono nella vallata perché proprio in quel luogo avevano
trovato un raro materiale che essi impiegavano per i loro scopi
segreti.Scavarono miniere, e, ancora oggi, i valligiani ci
tramandano attraverso i loro racconti, di enigmatici strumenti
di lavoro rimasti sepolti in quelle cave estrattive, i maestri
estraevano il minerale con un aggeggio sconosciuto, estirpandolo
con la sola luce emanata da esso, forse un raggio ignoto con
proprietà oggi sconosciute. |
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Rama aveva lunghissimi portici che partivano da Bussoleno
e
terminavano alla riva della Dora
Riparia,
un agglomerato urbano di immense dimensioni che arrivava alle
porte dell’attuale città di Torino. Una trentina di chilometri o
poco meno, un panorama di meravigliose creazioni di cui faceva
sfoggio questa mitologica civiltà.
Rama era una città sede del popolo e dei sapienti. In essa
svolgevano le consuete attività commerciali di una reale vasta
metropoli, in essa fiorivano e si diffondevano le attività
intellettuali. Esisteva un’università di studi e una
biblioteca di enormi dimensioni che conteneva volumi di storia,
di scienze e di filosofia.
Era un vero paradiso terrestre. Ai piedi dell’attuale Bosco Nero
esisteva un giardino di grande estensione che al tempo della
fioritura rivelava tutti i suoi splendori, presentando alberi
incantevoli e fiori stupendi, incredibilmente rari che lo
rendevano simile ad un paradiso terrestre.
Dalle descrizioni giunte fino a noi si apprende che i caratteri
morfologici degli abitanti li distinguevano nettamente dalle
altre popolazioni montane: più scuri di pelle, con lo sguardo fiero
e penetrante unito ad una bellezza non comune, abbinata ad un
fisico perfetto, erano immunizzati da qualsiasi malattia del
loro tempo e questa caratteristica li accompagnava sino alla
morte che avveniva solamente per vecchiaia, a tarda età.
Ciò significa con tutta probabilità che i loro biologi e
scienziati avevano raggiunto traguardi elevatissimi.
Avevano una profonda conoscenza sia delle scienze razionali che
di quelle occulte: esoterismo, magia, alchimia, non avevano
segreti per il loro spirito indagatore, vengono ricordati come
formidabili maghi che sapevano cogliere e decifrare i segreti
naturali più nascosti con semplicità ed intuito ultraterreno,
discendenti e depositari di una cultura decisamente più
progredita sia scientificamente che spiritualmente rispetto alla
nostra attuale.
Si dice che il loro simbolo magico fosse il TA, un mistero a noi
sconosciuto, che consentiva ai loro sapienti di dominare
l’universo e la natura. |
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Il Roc-Maol (il
Rocciamelone), era la sede estiva degli abitanti di Rama che
d’estate si trasferivano sui suoi pendii alla ricerca della
frescura montana. La
sua vetta era
riservata ai sapienti e ai dotti che si riunivano lassù per
osservare, discutere e studiare i fenomeni celesti.
Rama era la vera e sola sede pacifica e intellettuale di un
popolo misterioso.
La città di Rama rappresenta un importante mito dei primi
abitanti dell'Europa: una città megalitica che sarebbe l'origine
della tradizione celtica dell'Europa e custodirebbe il segreto
del Graal.
Infatti, secondo la leggenda, Rama è il luogo dove veniva conservato e
protetto
il Graal.
Come sopravvivono ancora oggi, in Piemonte, le leggende e i reperti
storici legati al mito di Rama sopravvivono molte testimonianze
culturali e storiche della presenza locale del Graal. Le tradizioni
valligiane narrano che il Graal sotto forma di uno smeraldo sarebbe
ancora nascosto in una grotta posta nel cuore del monte Musiné. A difesa
del luogo ci sarebbe un enorme drago tutto d'oro pronto a distruggere
con il suo fiato infuocato ogni intruso che tentasse di avventurarsi
all'interno delle grande caverna.
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Persino i Romani effettuarono delle ricerche nel Bosco Nero
sperando di reperire questi strumenti di scavo. L’eco della loro
potenza e delle loro ingegnose invenzioni erano giunte
attraverso i secoli ad interessare l’Impero Romano che scandagliò la
zona, effettuando ricerche nel Bosco Nero e anche nella roccia viva del Roc-Maol
per ritrovare la città nascosta
e i leggendari strumenti che spaccavano e alzavano gli enormi
massi di pietra con i quali la costruirono,
pietre
perfettamente squadrate e poste una sull’altra con una perfetta
tecnica di ingegneria. |
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Come sostengono
alcuni studiosi dell'ottocento, Rama scomparve all'improvviso,
la sua fine è attribuita ad un diluvio che
ha procurato enormi
frane che
hanno sommerso tutto, oppure da un
terremoto così
violento che l’ha inghiottirla completamente in una voragine.
Comunque sia, è stato un evento improvviso e veloce. Non sarà
facile sciogliere l’enigma di Rama. Nella Valle
di Susa,
alcune persone si tramandano da generazione in generazione
l’onere di “Custodi
Secolari” del
segreto lasciato agli eredi di Rama. Si dice siano i soli a
conoscere il vero segreto di questa affascinante leggenda.
Tratto dal libro: Rama Antica città celtica- Piemonte megalitico tra
storia e leggenda
Di Giancarlo Barbadoro, Rosalba Nattero.
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Sia sul versante
italiano che su quello francese si stanno e si sono svolte ricerche di
questa mitica città. Un giorno di ottobre del
‘74, all’archeologo
Mario Salomone e agli autori del libro "Rama, antica città celtica"
i Custodi Celti, consegnarono un cofanetto con un libro scritto, su 66 lamine
di 18x24x5 cm, in antichissima lingua greca. Si fecero un calco di
quelle lamine perché i Custodi Celti non se ne separarono. Ci vollero mesi per
decifrarlo solo parzialmente, ma ne emerse una raccolta di leggende e
cronache di eventi, che ha, anche, permesso loro, di scrivere un libro
dettagliato sulla città di Rama. Attualmente questi calchi sono in una
cassetta di sicurezza di una banca francese e le traduzioni in una banca
svizzera. Nello stesso periodo i valligiani, constatato il loro genuino
interesse, (in genere diffidenti nei confronti dei
ricercatori “della domenica” e degli enti ufficiali che sminuivano e/o
relegavano nelle cantine dei musei i loro reperti), non lesinarono, a mostrar loro i vari reperti
raccolti nei campi e ritrovati nei boschi.
Nell'estate del 2007,
sono state scoperte una parte delle sue mura
ciclopiche all’interno della Valle di Susa. Esse sono composte da enormi
massi squadrati e intagliati in modo da sostenersi naturalmente a secco
l’uno con l’altro.
Purtroppo il prezioso e antichissimo
complesso archeologico «La Maddalena» di Chiomonte, in Valle di Susa, nel 2013 è
stato raso al suolo per far transitare il tanto discusso tracciato
ferroviario della linea ad alta velocità (TAV). Anche il museo che
ospitava preziosi reperti storici di più di 5000 anni fa è stato
requisito trasformando le stanze in ufficio per il controllo dei
lavori. Sul versante
francese delle Alpi, in un sito archeologico
attribuito all’antica Rama, il sito archeologico di Champcella, nei
pressi del comune che guarda caso si chiama La Roche de Rame, tra Embrun
e Briançon, sono in corso da alcuni anni scavi archeologici, che hanno
portato alla luce strutture in stile megalitico del tutto simili a
quelle delle mura di Rama rinvenute in Valle di Susa.
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